venerdì 3 luglio 2009

Caponord Giorno 10

KM percorsi 278 – TOT 5246 – Alta/Caponord

Da Caponord 2009


Finalmente è arrivato il grande giorno. Oggi approderemo alla meta del viaggio, il punto più a nord d’Europa. Il kilometraggio è volutamente scarso per poter assaporare l’arrivo al meglio. Ci alziamo di buon mattino e via!

Chi mi ha detto che arrivare a Caponord in realtà è solo uno sfizio, il gusto della meta fine a se stesso, non ha capito nulla o semplicemente non è un motociclista. L’ultimo tratto di strada, in particolare i 120 km da Olderfjord, è semplicemente meraviglioso. Ampie curve su di un percorso tortuoso ma guidato, medie orarie sostenute e non stancanti, monti sempre più spogli, l’acqua dei fiordi lambita dal vento, in una poesia di saliscendi che ti inviterebbero a guidare ancora per ore. Tra l’altro, come avevo letto in altri report di viaggio, i cartelli che segnalano l’attraversamento delle renne vengono finalmente onorati in questo tratto. Anche noi abbiamo dovuto fermarci perché la strada era sbarrata dalle renne, che abbiamo nuovamente incontrato diverse volte sul nostro percorso.

Arrivati in cima abbiamo fatto le foto di rito, io ho visitato la cappella dedicata a San Giovanni per fare un ringraziamente e la mia solita richiesta di assistenza (non proprio stradale…) e buttato un occhio nel museo tailandese (un re tailandese è venuto a Caponord e da allora questa è divenuta meta di continui pellegrinaggi dei suoi sudditi). Dopodiché ci siamo rifocillati con un hotdog ed un insalata, di gamberetti io e di patate Riccardo. Infine ci siamo lanciati all’acquisto di souvenir, così ho potuto mettere le mani sui due sacri oggetti del mio desiderio: l’adesivo da mettere sul parabrezza e la pin da mettere sulla giacca.

Finito di sollazzarci siamo scesi di una decina di km per trovare posto nel campeggio adiacente. Subito dopo ci siamo cambiati e lanciati nell’escursione che porta al Knivskjelodden, vero punto più a nord d’Europa (Caponord era stato ritenuto tale dall’esploratore, inglese direi, che vi giunse mentre cercava il passaggio a nord est). La guida e la proprietaria del campeggio ci dicevano che era una camminata di 9 km andata e ritorno di circa 6 ore. Spavaldamente ci siamo avviati armati di una bottiglietta d’acqua a testa. Come due stronzi abbiamo immediatamente sbagliato strada allungando al meno di un’ora e mezza facendo una scoscesissima pietraia, poi ci siamo ricongiunti al sentiero vero ed abbiamo proseguito, con un freddo ed un vento sferzanti. Non senza fatica siamo arrivati alla meta, in cui si custodisce un registro in cui firmare la propria presenza ed in cui io ho disegnato un paesaggio della veduta di Caponord che si staglia lì di fronte. Poi è ripresa la camminata per il ritorno. Ed è stata la tragedia. Avendo saltato la colazione, avendo pranzato con un micragnoso hot dog ed avendo io sudato al solito come un porco sono andato contemporaneamente in ipoglicemia e con gli elettroliti sotto i piedi. Dopo una salita esagerata ha cominciato a girarmi la testa a tratti, ma soprattutto le gambe non mi reggevano più. A più di due ore di cammino dal parcheggio dove avevamo lasciato le moto mi sono accasciato addosso ad una delle pile di sassi che contrassegnavano il cammino, per prendere un po’ di fiato. Dire che non mi sono mai sentito così sfinito è un eufemismo. Per altre due volte mi sono rialzato e mi sono riseduto, ogni volta che facevo franare il sedere per terra mi sembrava di essere in una scena da film in cui ti dicono “Non addormentarti, qui fa freddo, dobbiamo andare avanti!”, perché avevo solo voglia di stare lì e dormire. Spinto da Riccardo a non fermarmi non so come ho messo un piede davanti all’altro e ce l’ho fatta. In alcuni momenti ho davvero creduto che sarei rimasto lì se non mi fossero venuti a prendere in barella. Un enorme grazie va a Riccardo che mi ha fatto da spalla per un bel pezzo, un grazie più piccolo alla tizia che lungo il tragitto mi ha rifilato delle caramelle gommose squallide, probabilmente senza zucchero, che mi hanno fatto star anche peggio, un enorme grazie anche alla signora tedesca che nel parcheggio mi ha dato una fetta di pane e salame ed uno yoghurt.

Tornati alla hytte, con un freddo boia perché avevo le maglie fradice, mi sono messo a letto, mi sono goduto il polase (e i crampi alle gambe per cui lo ho preso…), il risottino delle buste ed un meritato riposo. Da questa avventura ho imparato che non andrò mai più a fare un’escursione senza cibo a sufficienza per una settimana e soprattutto con una giacca da moto che pesa 5 kg. Rimane però la soddisfazione di un ricordo indelebile della giornata a Caponord e di aver lasciato una firma sul registro che è in effetti la vera meta del viaggio.

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