martedì 2 dicembre 2008

L'estro dell'acconciatore

Eccezzion fatta per i più puri e glabri pelati un po' chiunque ha avuto modo di recarsi a far acconciare il crine che adorna il proprio capo.
Questa azione, di per sé banale e quotidiana, raccoglie in sé un nucleo di tensione ed aspettativa, in grado di canalizzare le energie psicofisiche di chi si sottopone al ferale gesto.
Come metropolitani emuli di Sansone ci affacciamo alla vetrina dell'acconciatore con timore reverenziale ed ingenua trepidazione, per il cambiamento che la facciata esteriore del nostro io si appresta a subire.
Dal canto suo l'acconciatore detiene un potere supremo ed ineguagliabile, il privilegio di violare il privato del cliente, entrando in contatto col suo cuoio capelluto e massaggiandolo ad arte, per poi sferzare con colpi sapienti la chioma che gli vien posta sotto le mani.
Quel che è curioso è che l'avventore tipicamente non si premunisce con idee chiare e definite sul da farsi, anzi, cincischia e temporeggia, fino a che non si siede sulla snodata poltrona, pronto ad accogliere consigli patinati e verbosi.
La seduta ha evidentemente il misterioso potere di azzerare il giudizio umano, facendo sì che il malcapitato soggiacia agli istinti turpi ed obrobriosi del proprio carnefice.
L'esperienza di chi scrive rimane segnata dal luccichio inquietante innescato dalle parole "Li voglio accorciare" o "Non li voglio far crescere".
Allorquando si apra la possibilità di dimezzare la lunghezza della chioma di chiccessia le mani dell'acconciatore si tramutano in tentacoli irrefrenabili che avvinghiano ed inghiottono ogni singola ciocca con cui entrano in contatto.
L'esito non è mai l'atteso e l'aspettativa viene più spesso delusa che soddisfatta.
Ma il piacere della novità e del cambiamento sono in grado di sopperire alla difformità della propria immagine terrena con quella idealizzata ed evocata prima di sedere.
O per chi meno è in grado di tollerare il trauma si apre il doloroso ponte verso la ripresa di un'adeguata lunghezza.
Misteriosa è la nostra perseveranza in questo circolo senza fine, interrotto solo dallo scorrere degli anni, che spoglierà il capo con inesorabile incedere.
La vanità è madre di questo male e la delusione è il suo figlio.

In poche parole mi son dato una bella tosata!!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sono sentita tirata in causa...
In quanto a te manda una foto che ci prepariamo alla vista di un principe col capello corto..

Vale

tibenano ha detto...

Provvederò!

Anonimo ha detto...

Aah, l'acconciatore! Come faremmo senza di lui! ;DD

Sir Jo

tibenano ha detto...

Accidenti! Mi era sfuggito il post del Sir Jo!
Mittico, finalmente un intruso sul blog!